30.12.06

Al canto del gallo

Bè, insomma iersera Maurizio, detto My Friend, storico senzatetto/alcoolizzato/filosofo/piromane veneziano, ci ha lasciato. Dormiva negli imbarcaderi dell'ACTV, e l'han trovato galleggiante nel canale della Misericordia. Chissà da quanto tempo un malore o i fumi del Sovinello ce l'avevano fatto cascare dentro. Qualche anno fa, quando il suo interminabile declino era ancora stabile ad una fase pseudo-sociale, soleva venire a sentire le nostre jam sessions al Bar Torino, era sempre in prima fila e ci si divertiva un mondo, almeno lui. Epica quella volta che tentò di incendiare il kilt di uno scozzese che si schiumava tranquillo una Tennents al bancone, al grido di "William Wallace, te dago fògo (ti dò fuoco)!". In qualche modo ci mancherà.

Via, avevo promesso un resoconto del Cappello Party, e non si dicono le bugie, no, Ropie.

Premessa: luoghi e nomi verranno omessi, perchè non è carino sputare nel piatto nel quale si è mangiato.

La cosa è che mi squilla il telefono, e A. V., la quale gentile consorte era decisamente prossima al lieto evento, mi cede cortesemente un lavoro in una non meglio precisata discoteca dell'entroterra. Quelle cose da discoteca che si usavano un pò di tempo fa, tipo il diggei che mette i dischi e sopra due disgraziati, nella fattispecie io ed il bassista L.R., che suonano le cose funky. E la mattina allora, saran state le 9, bisognava essere nel posto per provare l'impianto, che doveva arrivare lì appunto alle 9. Ma il service non si decideva ad pervenire, al che mi son messo ad esplorare il circondario, che era tutto tempestato di bestie egizie di cartapesta dorata ed analoghi faraoni, cosa che già di per sè avrebbe dovuto mettermi in guardia. Nella piscina adiacente, in un liquido dalle tonalità aliene galleggiavano infatti le spoglie di un riccio, che secondo me si era suicidato per la depressione, oppure aveva sbroccato dopo aver mangiato una pasticca persa per terra da un qualche avventore del locale. Non ve la meno con i disagi provocati dal problematico sound check, durato approssivamente un paio d'ore: vi basti sapere che gli organizzatori dell'evento, pittoreschi satiri della campagna veneta metà grande fratello metà tronista, alle 11 del mattino parevano essersi già carburati abbondantemente con le sostanze del caso.



fig. 1: Lo sventurato insettivoro


Appuntamento all'1.30 A.M., di nero vestiti e dotati di cappello, come ordinava perentorio l'impagabile flyer che vedete qui sotto. Ci accoglie la crew degli organizzatori & intrattenitori al completo, nella fattispecie n. 2 animatori, uno più grosso e con taglio di capelli fantasia maori, completo bianco e cappello a tese larghe da pappone di Scorzè trapiantato a Miami, e, tocco di pura classe, valigetta ventiquattrore traboccante di biglietti da 100 dollari posticci, alè. L'altro piccolino, rayban tipo La Mosca e capello ci avete presente Goku Super Sayan di secondo livello, ecco, la quale mansione era ballerino & strusciatore di n. 1 vocalist (vocalist, attenzione, non cantante) modello virago brasiliana in miniatura, davvero mi intimidiva. Completavano l'ameno quadretto -e loro amene lo erano per davvero- n. 2 cubiste, tra le quali svettava una impressionante, boh, azzarderei diciottenne con il sedere che mi arrivava quasi al naso, ma dove le fanno queste? Premetto subito che non mi ha degnato di n. 1 sguardo.












fig. 2, fig.3: il flyer

Prima che potessimo rendercene conto, io ed il buon L. ci ritroviamo catapultati sul palco assieme a tutto questo campionario di disagio globale. Il maori attacca a dimenarsi, ti apre la valigetta e prende a lanciare i dollari di ciocorì sopra le teste degli astanti, che non reagiscono come secondo me aveva progettato l'arguto pappone: la ggente si avvede della dozzinale truffa ancor prima dell'atterraggio delle banconote e morta là. La vocalist di conseguenza mette in atto i suoi malsani tentativi di dare una botta di vita alla festa, e qui capisco finalmente perchè si fanno chiamare vocalist e non cantanti: a prescindere da ciò che può arrivare attraverso i loro canali uditivi, esse berciano i loro clichè soul-disco-house nella malcapitata capsula dell'SM 58 di turno sempre nella stessa maledetta tonalità, ed in questo specifico caso il segnale veniva processato attraverso un multieffetto Behringer -che la vocalist aveva battezzato pomposamente "vocoder"-, e più specificamente attraverso un preset di delay tra i più lisergici. Tutto questo mentre il tarantolato animatore n. 2 mimava con lei degli improbabili amplessi, erotici quasi quanto Maria De Filippi, che pareva un chihuahua strafatto di crack che tenta di inchiappettarsi il puff rosa del soggiorno della zia. Insomma, un troiaio bestiale. Nel frattempo i digei facevano saltare le puntine, L. faceva il bassista che pompa ed io tentavo di calarmi nella parte eseguendo la peggiore imitazione di Maceo Parker di sempre, ovviamente ipnotizzato dalle terga cubistiche che mi si dimenavano a pochi decimetri di distanza.

Dopo una meritata (?) pausa corroborante a base di cocktails esotici, si rientra in scena, e qui scatta il delirio vero, degno di essere immortalato in un film di un regista che non so neanche se esista, accetto suggerimenti: tutto il circo -me e il mio collega a parte- si era cambiato d'abito. A parte che la cubista si era infilata in un gonnellino che ti voglio vedere, neanche il pacemaker americano di Berlusconi potrebbe salvarti la pelle, insomma il pappone maori si ripresenta vieppiù farcito di bibita & sostanze varie, e vestito da scozzese, di conseguenza privo di mutande sotto il kilt, che bello. Dopo aver giocato a fare il nigga dei video hip-hop con le gnocche piscine e milioni di dollari, il nostro regredisce ad uno stato diciamo più primitivo, e la sua principale preoccupazione diventa esibire ripetutamente dal palco deretano & cojones ad un pubblico tra l'altro nemmeno molto stupito. La mossa vincente per accaparrarsi le simpatie dei presenti è un colpo di genio: lo scozzese attacca a lasciarsi cadere a peso morto, un pò apposta e un pò no, giù dal palco, che sarà stato alto un metro. La cosa si ripete almeno una decina di volte, con conseguenze facilmente immaginabili per Braveheart, ma la quantità di anestetico assunta doveva essere davvero ingente, e con nonchalance eccoti che risale in scena aizzando a colpi di buco di culo la platea ormai meritatamente conquistata. Sembrava un eroe del ruèstling.

Come tutte le cose belle, anche il Cappello Party arriva alla sua conclusione. Il futon viene raggiunto alle 6.30 antimeridiane, ed il mal di testa è fra i più fantascientifici mai registrati dal mio sismografo personale. Invidio quel riccio.

Domani prestigiosissimo ultimo dell'anno in Piazza San Marco con la Big Band "Il Suono Improvviso".

18.12.06

Logorrea, un anno dopo


intanto

stasera alle 22, Torrione Jazz Club, a Ferrara, c'è Singum.

Poi, mi sono testè accorto che questo blog arranca da poco più di un anno. Auguri. Traguardo rimarchevole, per quel che mi riguarda. Sconfortante però l'evoluzione: da zibaldone di cazzate, a diario di musicista, a miseri rendiconti, fino a mero calendario delle mie esibizioni. Sarà forse ora di farsi un sito? E' che ropie.com me l'ha ciulato un illustratore coreano. pierobittolobon.com rimane l'unica chilometrica opzione. Vedremo.

Per festeggiare l'evento prometto a voi milioni di lettori la prossima pubblicazione di un sugoso reportàsg su una cosa che si chiamava Cappello Party alla quale nonostante tutto ho partecipato sabato scorso. Restate sintonizzati.

2.12.06

Furlanità varie

Due sessioni di registrazione, al buon vecchio Artesuono, in Cavalicco (UD):



5-6 dicembre: Orange Room
10-11 dicembre: Shtik

Comunque si parte oggi verso Moruzzo, chè si va a provare un pochino con gli arancioni.

Indi, concerti prossimi venturi:

Danilo Gallo
- contrabbasso
U.T. Ghandi - batteria
Giorgio Pacorig - piano
Piero Bittolo Bon - sax alto

8 dicembre, h. 21.30, Caffè Caucigh, Udine

π-rel

Giorgio Pacorig - piano, fender rhodes, korg ms20
Piero Bittolo Bon
- sax alto & baritono
Giovanni Natoli - batteria

12 dicembre, h. 21.30, Bar Buzz, Monfalcone (GO)
13 dicembre, h. 21.30, Cirolo Arci Tom, Mantova